Alcuni giorni dopo il Consiglio comunale del 25 Settembre scorso il Movimento Cinque Stelle Fondi ha diramato un comunicato stampa in cui ha voluto evidenziare, a suo dire, il mancato “spirito di collaborazione” tra maggioranza e minoranza in merito alla mancata adozione del cosiddetto “baratto amministrativo” a seguito di una mozione presentata dal Consigliere Appio Antonelli.
Nel suddetto comunicato si definivano mere “scuse” le motivazioni che avevano addotto sia il Sindaco che la maggioranza a non ritenere accoglibile una mozione che avrebbe impegnato l’Amministrazione comunale ad approvare entro circa quattro mesi un regolamento che avrebbe dovuto dare la possibilità “a quei cittadini che si trovano in fase di grossa difficoltà economica di onorare i tributi locali, quali IMU, TASI, TARI, prestando la propria forza lavoro per quelle attività di utilità sociale, volte soprattutto alla salvaguardia e al recupero dal degrado di aree e siti comunali in stato di degrado”.
In fase di discussione il Gruppo Consiliare di Forza Italia, per il tramite del capogruppo Vincenzo Carnevale, aveva sottolineato che la mozione del M5S, sia pur lodevole negli intenti, era stata formulata troppo genericamente e pertanto avrebbe meritato una più attenta valutazione nelle competenti Commissioni consiliari al fine di trovare una sintesi condivisa, anche perché essa risultava priva di qualsiasi valutazione sugli impatti finanziari e la gestione delle risorse umane che ne sarebbero derivati.
Per evitarne la bocciatura da parte dell’assise se ne era suggerito il ritiro, un’ipotesi rifiutata “politicamente” dal Consigliere Appio Antonelli in considerazione della funzione “assistenziale” che il M5S intendeva dare al “baratto amministrativo”, nel senso di aiuto alle persone in difficoltà economica.
Nei suoi interventi il Sindaco Salvatore De Meo aveva anche fatto giustamente notare che la Legge n. 164 dell’11 Novembre 2014 non fa alcun riferimento a qualsivoglia “baratto amministrativo”, trattandosi pertanto di interpretazioni “sociali” da parte di singoli Comuni, e che l’Amministrazione comunale di Fondi, rifiutando l’assistenzialismo in senso stretto, sta attivando da tempo specifiche azioni per gli utenti disagiati, come le borse lavoro e il contributo affitti per morosità incolpevole, che vanno nella medesima direzione.
Tali motivate spiegazioni non sono servite ad evitare le critiche immotivate del M5S.
Una specifica nota di approfondimento dell’IFEL – Istituto per la finanza locale dell’ANCI, diffusa il 16 Ottobre 2015, giunge a fare finalmente chiarezza sul tema.
In merito ai soggetti potenzialmente beneficiari dell’agevolazione si chiarisce che essi devono «necessariamente coincidere con i soggetti “abilitati” a presentare progetti di riqualificazione. In questo senso, i beneficiari potranno essere individuati tra cittadini singoli o associati, con la precisazione che, ai fini della concessione dell’agevolazione da parte dei Comuni, la norma privilegia prioritariamente le “comunità di cittadini costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute”. In proposito, si ritiene che nel caso delle citate associazioni di cittadini, la riduzione o l’esenzione potrà essere accordata in via del tutto prioritaria con riferimento ad obbligazioni tributarie di cui è soggetto passivo l’associazione stessa».
E di ciò aveva dato debitamente conto nel corso dell’assise l’Assessore al Bilancio Daniela de Bonis.
La norma stabilisce poi che l’intervento dei cittadini deve riguardare un territorio da qualificare, e in particolare i progetti presentati devono concernere «la pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, e in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano».
La nota IFEL precisa a tal proposito che «non può ritenersi corretta l’interpretazione che autorizzi l’ente locale a disporre la riduzione o l’esonero dai tributi in relazione a qualsiasi intervento dei cittadini, nei diversi campi di azione dell’ente locale. In altri termini, l’attività cui collegare le agevolazioni non può essere individuata liberamente dal Comune, ma deve essere riconducibile alle tipologie di attività elencate dalla norma nel rispetto del principio della riserva di legge ex art. 23 della Costituzione».
Una successiva puntualizzazione riguarda la concessione dell’esenzione «per un periodo limitato e definito, per specifici tributi e per attività individuate dai Comuni, in ragione dell’esercizio sussidiario», come recita la normativa. L’IFEL chiarisce che il Comune, pertanto, può deliberare le agevolazioni «solamente in riferimento ad attività rispetto alle quali si astenga dall’intervenire. Detto altrimenti, l’intervento dei cittadini – singoli e associati – deve essere alternativo e sostitutivo rispetto a quello del Comune».
Da ultimo la nota dell’Istituto per la finanza locale dell’ANCI precisa che «non appare coerente con la ratio della norma la possibilità di prevedere riduzioni o esenzioni anche con riferimento ad eventuali debiti tributari del contribuente. Un intervento in tal senso appare ancor meno opportuno se si considera il principio di indisponibilità e di irrinunciabilità al credito tributario cui soggiacciono tutte le entrate tributarie comunali».
Insomma, se si fosse fatto prendere dalla fretta il Consiglio comunale di Fondi avrebbe partorito un gattino cieco.