Al termine della stagione che ha segnato il ritorno dell’HC Fondi nel massimo campionato di pallamano e lo storico approdo nei playoff-scudetto, incontriamo il tecnico rossoblu Giacinto De Santis; il giovane allenatore ha sorpreso un po’ tutti annunciando le sue dimissioni al termine della partita di ritorno con l’Ambra, che ha decretato l’eliminazione dei fondani ai quarti di finale.
- Partiamo subito dalla notizia più importante. Sappiamo che sabato a fine partita hai riunito squadra e società negli spogliatoi e come un fulmine a ciel sereno hai comunicato che il prossimo anno non sarai l’allenatore della Semat. Come mai? Da cosa deriva questa decisione?
E’ stata una decisione molto difficile per me, ma andava presa; ci ho riflettuto molto e nel girone di ritorno questa decisione si è concretizzata dentro di me. Nessuno sapeva, e sabato a fine partita ho richiamato tutti negli spogliatoi, ho fatto i complimenti ai ragazzi, ho ringraziato tutto lo staff per quello che ha fatto non solo in questo anno; quindi, senza giri di parole, ho comunicato la mia decisione di non rinnovare e chiudere qui un grande ciclo. Tante sono le cose che non sono andate come dovevano. Ringrazio la società, nella persona del presidente Cardinale, per l’opportunità concessami e tutte quelle persone che ci sono state vicine in questo periodo. Credo di aver dato molto in questi anni, soprattutto in quest’ultimo, ed ora è giunto il momento di chiudere; abbiamo portato a termine un progetto con grandi risultati, e l’abbiamo fatto nel migliore dei modi, abbiamo chiuso un ciclo a testa alta tra gli applausi del nostro pubblico. Attualmente non ci sono le condizioni per continuare.
Hai altri progetti? Vedremo mister De Santis su un’altra panchina?
Beh, qualcosa c’è, ma non c’entra nulla con la mia decisione. L’HC Fondi e Fondi saranno sempre la prima scelta, sempre se dovessero cambiare radicalmente alcune situazioni. Ci sono un paio di società con cui ho parlato, niente di concreto finora; in più c’è un progetto molto interessante che mi piacerebbe sviluppare, ma potrebbe anche essere che prenda un anno sabbatico di studio e formazione, facendo la spola tra gli amici in Italia e in Spagna. Continuerò ad allenare e lo farò dove ci sarà qualcosa in cui credo, un progetto serio, altrimenti mi fermerò cercando di sviluppare alcune mie idee e aggiornandomi sulle evoluzioni.
- Torniamo al campionato appena concluso: come sono andati questi playoff per la nostra squadra?
Non come speravamo, ma era la nostra prima esperienza: potevamo fare di più e meglio, il nostro valore poteva essere quello di portare alla bella l’Ambra, ma eravamo molto scarichi, soprattutto mentalmente, e così non siamo riusciti ad arrivare alla terza sfida. Ma giocare una bella partita davanti a 800/1000 persone nel nostro palazzetto è qualcosa di indescrivibile, soprattutto perché si tratta di pallamano in Italia.
- Come giudichi il cammino della Semat in campionato?
Il campionato è stato più che positivo, abbiamo giocato una buona pallamano chiudendo il girone nel modo migliore possibile, con la grande impresa a Teramo. Da inizio anno abbiamo occupato il terzo posto nel girone e sarebbe stato una beffa se non fossimo riusciti a raggiungere questo obiettivo tanto sperato quanto inatteso. A livello di risultati, in 18 incontri disputati nella regular season abbiamo sbagliato partita solo a Gaeta, ma solo 15’ sono stati quelli che ci son costati la vittoria; ci siamo poi rifatti con gli interessi, vincendo le ultime quattro trasferte. Il cameo dell’anno è stata la partita con il Fasano in casa, in cui meritavamo miglior sorte: questa verrà ricordata come una delle più belle partite giocate a Fondi, forse la più bella degli ultimi anni. Da ricordare ovviamente anche la partita di Teramo e le trasferte a Chieti, Città Sant’Angelo e Roma in casa della Lazio, oltre al primo tempo di Conversano. Mentre il ricordo più brutto è legato all’infortunio del nostro portiere Giovanni D’Angelis, alla prima di andata sul campo del Fasano.
- Cosa è mancato alla tua Semat nella stagione e nei playoff?
Un po’ di cattiveria agonistica nel chiudere prima alcune partite senza dover arrivare fino alla fine con affanno per chiudere vincendo o addirittura perdere, come capitato in un paio di occasioni. Ma una cosa devo dirla per rendere merito a questo gruppo fantastico: tranne lo straniero, nessun ragazzo ha preso un centesimo da agosto, sono stati encomiabili, perciò continuavo a dire che questa stagione vale doppio per tutti i sacrifici che hanno fatto i ragazzi. Tener testa a realtà più blasonate di noi e a quelle che potevano permettersi 7/8 allenamenti a settimana non è stato per nulla facile, perciò abbiamo parlato e convenuto di aver compiuto una grande impresa. Fare un campionato di serie A ed arrivare a giocarsi la possibilità di accedere alle semifinali scudetto tra mille sacrifici, con ragazzi che hanno tirato avanti senza mai fare problemi, è merito del gruppo che compatto ha creduto sempre e fortemente all’impresa di accedere ai playoff.
- Avete scritto una pagina storica della pallamano fondana, portando per la prima volta una squadra rossoblu ai playoff per lo scudetto.
Penso che questo gruppo sia da prendere ad esempio da tutti: giocare per la maglia della propria città, arrivando là dove nessuna disciplina sportiva fondana è arrivata, è motivo di grande orgoglio. Posso dire con assoluta certezza, e l’ho ripetuto ai ragazzi, che abbiamo fatto la storia di questa città nonché di questa società che ha ormai 45 anni e che al ritorno in serie A dopo più di venti anni ha centrato i playoff. Siamo orgogliosi di aver fatto ciò, e soprattutto di averlo fatto con grande correttezza tenendo sempre ben in mente i valori etici dello sport e un grande spirito di appartenenza.
- Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Tanto, ogni ragazzo che ha calcato il campo di pallamano del Palazzetto ti lascia qualcosa dentro che non potrai mai cancellare. Al primo anno in A1 abbiamo fatto segnare il record di vittorie consecutive (10), con le grandi vittorie in trasferta contro Ambra e Ancona che poi vinsero il campionato. Il secondo anno il grande testa a testa con il Romagna e i quarti di finale di Coppa Italia con un solo gol di differenza reti a precluderci le final-four. Quest’ultima stagione ricca di soddisfazioni sportive, in cui ogni partita è stata una pagina a sé stante, una lotta piena di emozioni e ricordi.
- E cosa lascia la tua esperienza?
Questo non devo dirlo io ma le persone con cui ho lavorato, la staff e i giocatori. Spero che ognuno tenga dentro di sé qualche particolare che possa farlo felice, credo di aver dato in questo senso. In più abbiamo sviluppato un modello, sia di gestione della squadra sia di organizzazione di gioco, che potrà dare i propri frutti anche in futuro; oltre ovviamente alla crescita di alcuni ragazzi che nell’ultimo anno hanno fatto il salto di qualità.
- Spendiamo qualche parola per i singoli: abbiamo visto crescere in modo esponenziale alcuni giovani, ma anche i senior come D’Ettorre, Gianluca Di Manno e Molineri.
Voglio ricordare i nostri giovani, che grazie alle loro qualità sono entrati nella rosa della prima squadra e allenandosi con grande sacrificio sono migliorati sotto ogni profilo, tecnico-tattico e comportamentale. Ricordo che nella nostra rosa di 17 giocatori ben 10 sono nati dopo il ‘90 e per la maggior parte sono del ’94 e del ‘95. Ricordo solo due episodi: Riccardi (del ’95) che gioca tutta la partita nella trasferta di Chieti facendosi trovare pronto, così come Pestillo a Teramo dove disputò una grande partita sia in fase difensiva che offensiva; ma anche Lauretti e Gianluigi Di Cicco, che si sono avvicendati con risultati alterni. Stesso discorso per i “portierini del ‘95”, Di Palma e Pinto. Una particolare nota di merito devo farla al nostro portiere Gionta, fin troppo criticato: Alessandro ha disputato una grandissima stagione, per lui era la prima da titolare a 22 anni e per giunta in una squadra che lotta ed arriva ai playoff. Numeri alla mano, Alessandro ha chiuso il girone parando con quasi il 38%, credo siano pochi i portieri ad aver chiuso 20 partite con una percentuale così alta. Per me lui non è stato una rivelazione ma soltanto ha potuto mettere in mostra le proprio qualità facendosi trovare sempre pronto, per cui è stata una bella conferma. E poi dico che D’Ettorre, Gianluca Di Manno e Molineri, per quel che hanno fatto vedere in questo anno, meritano una chance con la maglia azzurra, ma so anche che il gruppo azzurro sta lavorando da un biennio ed è giusto così; forse il prossimo anno potranno essere presi in considerazione. L’ultima considerazione, ma non per importanza, vorrei riservarla al capitano Stefano Di Manno, che da vero leader del gruppo non ha mai smesso di dare l’esempio. Ha chiuso forse uno delle sue migliori stagioni, impreziosita da una percentuale di realizzazione molto alta. Lui è l’esempio di come questo gruppo lavorava e che andrebbe imitato dai ragazzi delle giovanili.
Ufficio Stampa HC Semat Fondi