L’otto maggio, a Itri, è venuto a mancare ai suoi cari, e non per il Coronavirus, Francesco Paolo Manzo, meglio conosciuto come “Paolino”; aveva da poco compiuto 94 anni.
Un caro amico al quale sono ricorso, senza riserve, ogni qualvolta ho avuto la necessità di conoscere fatti accaduti a Itri nei tempi andati.
Ha pubblicato per i tipi di ConfrontoGrafic – Fondi, nel mese di marzo del 2002, il libro: “ITRI da non dimenticare – Storia di una vita e di un paese”. Paolino in veste di narratore e la Prof.ssa Maura Pelliccia che ne ha raccolto le testimonianze.
Lessi il libro tutto d’un fiato. Provando sentimenti contrastanti; dal sorriso al riso, dalla commozione al pianto e riso. Ho capito le storie, con le citazioni in dialetto che Paolino ha raccontato, grazie alla mia lunga permanenza a Itri.
La memoria storica di un paese e della sua gente era stata recuperata in modo particolareggiato, spesso con ironia. Un uomo semplice “Paolino”, sempre sorridente e non privo di quell’arguzia che si nota nel suo raccontare.
È stato testimone della tradizione contadina. Un periodo della nostra Storia raccontato da un nonno ai giovani di Itri, con la preziosa collaborazione della prof.ssa Pelliccia.
Mentre leggevo i tanti momenti di vita della comunità itrana, da lui vissuti nel corso dei suoi quasi ottanta anni, scorrevano nella mia mente i fotogrammi di una civiltà contadina che Ermanno Olmi ha saputo descrivere nel suo film “L’albero degli zoccoli”, con verismo e la religiosità che la sosteneva. Quante analogie nel racconto di Paolino raccontando della terra d’Itri, simile alla vita della “Cascina” del nord Italia. La miseria, la sofferenza, la durezza del lavoro nei campi.
La “sua” Madonna della Civita invocata nei momenti difficili della guerra. Religiosità e speranza per una vita a dimensione d’uomo.
Un grazie a Paolino e alla Prof.ssa Pelliccia. Hanno colmato un vuoto che altri, pur narrando nei loro scritti, non hanno saputo rendere così vero, poetico, spesso drammatico. Il libro, adottato come testo scolastico dalla scuola media “S. Giovanni Bosco” di Itri, sicuramente, sortirà nei giovani gli effetti che gli autori speravano: conoscere per tramandare, tramite un racconto di vita vissuta e testimonianze raccolte, la memoria storica di una terra e della sua gente.
Gli auguri che ci siamo scambiati in occasione dell’ultima Pasqua, tu così lucido e scherzoso come sempre, io commosso, è stato il nostro commiato. Il tuo libro e i miei, dove ho raccolto molte delle memorie di Itri che mi hai descritte, citandoti, ti ricorderanno nel tempo a chi vorrà interessarsi di storia patria. Grazie “Paolino”, per la tua generosità e affettuosa amicizia, che mi hai riservata.
Pino Pecchia