Abbiamo avuto altre occasioni per interessarci e pubblicare recensioni dei libri del nostro concittadino Pino Pecchia. Saggi ed eventi che hanno interessato per lo più Itri, cittadina in cui ha lavorato e vissuto per tanti anni, luogo cui è ancora legato sia alla storia che alla comunità, anche in virtù della Cittadinanza concessogli nel 2009, come si legge nella quarta di copertina del suo ultimo lavoro: “IL BOSCO ROSSO” stampato dalle Arti Grafiche Kolbe di Fondi.
“Quest’ultimo lavoro (precisa in premessa) conclude la mia attività di appassionato di Storia patria, che mi ha visto girovagare per Archivi di Stato, privati e Biblioteche alla ricerca delle fonti per meglio narrare fatti e circostanze del territorio Aurunco.”
Come in altre occasioni, il libro può avvalersi della Prefazione di padre Giuseppe Comparelli, teologo, saggista e giornalista, il quale scrive: Questa ultima fatica di Pino Pecchia ha voluto sollevare un velo da un angolo rimosso della storia di Fondi: una vicenda di crudeltà omicida tra pastori che vivevano fuori della città e fuori anche dei comuni valori civili e cristiani che da sempre hanno caratterizzato la comunità fondana.
Ci appare in sintonia con l’affermazione dell’autore che in premessa, tra l’altro, precisa: Ho sempre sostenuto che ai lettori bisogna raccontare, senza perplessità, anche episodi di tempi andati vissuti negativamente, analizzando il tutto con criticità, anche se certi avvenimenti possono inquietare.
Il prefatore si sofferma, tra i quattro episodi di cui racconta Pecchia, su un fatto di cronaca avvenuto nel 1907 a Fondi che richiamò l’attenzione della stampa nazionale, che passò sotto il nome: “Il pastore di Fondi”. Se ne interessò nientemeno che Gabriele D’Annunzio nel romanzo: “Forse che sì forse che no” scrive, ma che non lo convince, e argomenta: ”Non meraviglia che D’Annunzio si interessasse a questa storia, che ai suoi tempi fu cronaca, e che ne abbia fatto un argomento delle sue pagine, meraviglia che non ne abbia colto l’intensa drammaticità, ponendola in bocca alle sue dame, in un salotto denervato, che ne sfiorano il racconto tra sigarette e complimenti reciproci, in distanza dal fatto umano, quasi una citazione letteraria.
Il libro di Pino Pecchia oltre alla ricerca, come recita il sottotitolo: “Quattro storie di tragici eventi accaduti a Fondi nei primi 50 anni del XX secolo”, affronta con determinazione gli aspetti dei “femminicidi” cui fa eco p. Comparelli:
Oggi commentiamo queste cronache, tristemente frequenti, con diverso atteggiamento, ci sembra più un segnale statistico, forse un’emergenza sociale, non un reclamo di vuoto morale. Oziose sedute televisive, talk show e processi lungamente condotti, tra esperti e giornalisti che mai chiariscono come il nostro indiscusso progresso civile giunga a questa forma di autodistruzione…
E conclude: Con questo lavoro Pino chiude una trilogia storica nel segno del tragico confronto col male. Gli altri due lavori hanno affrontato l’occupazione francese agli inizi dell’ottocento con la resistenza di Michele Pezza; e poi il luttuoso tumulto di Itri nel 1911 che vide uccisi tre operai sardi. Pino ha scritto anche di altro, ma non con questa intensità di motivazione e di ricerca. Qui ha operato una ricognizione premurosa per i segreti della propria terra, quasi a difenderli da falsari e profanatori.
Condividiamo le riflessioni del prefatore e ci congratuliamo con l’autore, cultore di Storia Patria, che ha avuto in più occasioni, come è dato leggere nella sua scheda personale riconoscimenti in concorsi letterari, settore saggistica, due dei quali hanno ispirato gli autori dell’opera lirica: “ORA È BUIO, CHIEDETE-Sardi a Itri” presentata nel settembre 2022 al Teatro G. Verdi di Sassari, cui era presente il nostro concittadino.
Redazionale