A settembre di quest’anno la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, con il sostegno dell’Assessorato all’Ambiente e Qualità della Vita del Comune di Sperlonga, ha promosso per la prima volta nella storia degli scavi della Villa di Tiberio, le indagini congiunte di due Università: L’Università degli Studi di Milano, impegnata negli scavi presso la Villa, e l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, che ha provveduto ai rilievi subacquei nello specchio d’acqua antistante la Villa stessa.
Sabato scorso, presso l’Auditorium Comunale di Sperlonga “Ex – Chiesa”, si è svolto il convegno dal titolo “L’imperatore Tiberio, la grotta, gli scavi, uno sguardo al futuro”, durante il quale sono stati presentati i risultati della campagna di scavi. La scoperta più eclatante riguarda l’individuazione della base di quello che doveva essere il Faro di Sperlonga.
Nella dichiarazione del professor Fabrizio Pesando dell’Università di Napoli L’Orientale i passaggi che hanno portato al ritrovamento: «Le ricerche subacquee promosse nel 2014 da L’Orientale di Napoli a Sperlonga – dichiara Pesando – hanno avuto come obiettivo la documentazione delle strutture semisommerse o prospicienti il mare situate fra il paese moderno di Sperlonga e la Grotta della Villa di Tiberio (la Spelunca ricordata dalle fonti storiche antiche).
La particolare prospettiva della ricerca, che privilegia una visione dal mare delle strutture, ha permesso di focalizzare l’attenzione anche sul piccolo promontorio, situato davanti al paese.
La felice posizione, con vista sul mare aperto, su Monte S. Angelo di Terracina e sul Circeo, venne sfruttata in età medievale per la costruzione di Torre Truglia, utilizzata come punto di avvistamento. Approfondendo alcune segnalazioni – continua il professore – fatte già in passato, è stato possibile identificare, al di sotto della Torre e del piazzale antistante, i resti di un grande muro di forma tondeggiante.
I resti, ancora visibili lungo le scale di accesso alla Torre, appartengono a un nucleo realizzato in opera cementizia, rivestita ancora in alcuni punti da un paramento costituito da ricorsi di tegole e blocchetti di calcare squadrati, i cubilia, tipici delle costruzioni romane fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.
La disposizione del rivestimento, per piani orizzontali, indica però che esso venne realizzato in età tardoantica, con materiale di recupero; questo non proviene però dalla villa, situata a più di un chilometro di distanza, ma dall’area stessa, poiché sul lato rivolto verso il moderno porticciolo è stato possibile individuare un muro di rinforzo realizzato in opera reticolata, la tecnica costruttiva in uso nel I secolo a.C., nella quale i cubilia venivano disposti obliquamente.
La struttura circolare, – conclude il professor Pesando – la sua cronologia iniziale e, soprattutto, la posizione scelta spingono a identificare nella struttura un faro, utilizzato come punto di avvistamento e, probabilmente, di segnalazione, senza dubbio in rapporto alla grande villa imperiale di Tiberio, di cui favoriva l’avvistamento dal mare aperto».
Entusiasmo e riconoscenza nelle parole dell’Avvocato Sara Kelany, delegata del Comune di Sperlonga ai Programmi e Risorse U.E., che ha sostenuto, realizzato e seguito il trait d’union tra gli enti preposti.
«Ringrazio di cuore i professori Fabrizio Slavazzi, Fabrizio Pesando ed il Dott. Michele Stefanile, che si sono resi disponibili per tornare sul territorio a comunicare alla cittadinanza gli importanti risultati conseguiti.
La risonanza dell’evento ha attirato testate nazionali che hanno inteso dedicare all’argomento le pagine dei loro giornali – dichiara Sara Kelany – Peraltro, la stretta collaborazione che il Comune ha intrapreso con la soprintendenza, in particolare con la Dott.ssa Elena Calandra e con L’Ente Parco Riviera d’Ulisse, con l’Ing. Rotasso, non potrà che portare a breve ulteriori frutti.
Siamo in fase avanzata nel processo che porterà alla sottoscrizione di una convenzione fra enti che costituirà lo strumento per la tutela congiunta del patrimonio archeologico culturale e ambientale del Comune di Sperlonga – prosegue Sara Kelany – Il nostro splendido Paese è da molti definito un gioiello, ma come tutti i gioielli è delicato e va accudito, le istituzioni hanno il dovere di agire congiuntamente affinché il territorio venga sentito come un patrimonio condiviso da tutelare e valorizzare».
Gli scavi, le indagini subacquee, e la clamorosa scoperta, non fanno altro che evidenziare e confermare che attraverso la conoscenza si può meglio tutelare il patrimonio culturale che l’Italia offre.
Antonio Di Trento – Ufficio stampa Assessorato Ambiente e Polizia Locale Comune di Sperlonga