Non ha più ripreso conoscenza, spirando ad otto mesi di distanza dal violento incidente che lo vide coinvolto alla periferia di Fondi, Singh Baljit, cittadino indiano da anni residente in città. Un lungo periodo in cui il 31enne indiano, di professione bracciante agricolo, è rimasto in uno stato di coma profondo.
In sella alla sua bici, venne investito da una Fiat 500 lungo via Diversiva Acquachiara, mentre tornava a casa da lavoro. Era lo scorso 26 gennaio. Condizioni gravissime da subito le sue, tanto che, dopo essere stato soccorso dai sanitari del 118, venne trasferito presso l’istituto neurologico “Neuromed” di Pozzilli. A seguire, pochi giorni dopo, il coma.
Il 31enne nei momenti dell’impatto, con scarsa visibilità, non indossava il giubbino catarifrangente che pure sarebbe d’ordinanza: quasi invisibile, col calare della sera. Una storia di immigrazione e vite ai margini come se ne sono viste tante nella Piana, da anni popolata da numerose comunità indiane e pachistane composte in particolar modo da braccianti il cui unico mezzo di spostamento, e dunque di lavoro, è rappresentato dalla bicicletta. Troppo spesso senza luci e quant’altro. Migliaia di “mine vaganti”, loro malgrado.
Con il decesso dell’uomo si aggrava, quantomeno formalmente, la posizione di chi quel giorno era alla guida dell’auto responsabile dello sfortunato investimento, una ragazza di Fondi di 25 anni. Adesso, infatti, dovrà rispondere del reato di omicidio colposo. A curarne gli interessi, gli avvocati Stefano Di Pietro e Felice Petrillo.
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Mirko Macaro