Conti deposito più convenienti dei titoli di Stato

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Cresce l’attenzione per i conti deposito da parte di una clientela senior, da sempre orientata a investire prevalentemente nei Bot. A spingere questa lenta e silenziosa rivoluzione nelle abitudini degli investitori è il rendimento minimo dei titoli di Stato. È quanto emerge da una recente rilevazione di Confrontaconti.it, l’osservatorio che fa capo al gruppo Mutuionline, società quotata al segmento STAR di Borsa Italiana.

Conti deposito, cosa sono

Il conto deposito ha come obiettivo quello di garantire rendimenti elevati su capitale depositato. È questa una delle principali differenze con il conto corrente. Si tratta di un prodotto offerto anche dalle banche online. L’istituto di credito di diritti olandese IngDirect, offre sul proprio sito la possibilità di beneficiare di molti conti deposito, come Conto Arancio. Questo conto, in particolare, è a zero canone e offre ai nuovi clienti un tasso dell’1,20 per cento per le somme depositate. A caratterizzare questo conto deposito è proprio il tasso di interesse superiore a quello previsto dal conto corrente. Solitamente non prevede carta di credito, la possibilità di effettuare bonifici, libretti degli assegni o domiciliazioni. Per questa ragione è affiancato proprio dal conto corrente, che consente queste operazioni. Tutte le banche operanti in Europa devono aderire a un sistema di garanzia dei depositi. Per quanto riguarda gli istituti di credito italiani devono anche aderire al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, che garantisce fino a 100 mila euro per ogni deposito. Sul fronte delle tutele da eventuali default, per i conti deposito valgono le regole del conto corrente tradizionale, con la tutela statale per i privati che hanno depositi fino a 100 mila euro.

Chi investe in conti deposito

Tornando alla rilevazione effettuata dall’osservatorio online, emerge che il 39,8 per cento di coloro che richiedono l’apertura di un conto deposito ha più di 55 anni. La fascia d’importo più gettonata, invece, è quella compresa tra 20 mila e 50 mila euro (rappresenta il 25,7 per cento del totale rilevato dallo studio). Dall’analisi di questi dati emerge che il conto deposito viene utilizzato come forma di investimento a breve-medio termine, per somme contenute, da una tipologia di risparmiatori particolarmente cauta e che non ama particolarmente il rischio. Lo studio evidenzia anche che il 53,1 per cento degli italiani preferisce un deposito di tipo non vincolato. Si tratta di un indicatore in crescita rispetto al passato. Il dato relativo ai depositi vincolati, invece, è pari al 46,9 per cento. Questo comporta, però, come facilmente desumibile, che optare per un conto non vincolato offra rendimenti tendenzialmente inferiori rispetto a  quelli maturati da chi ha accettato di tenere bloccati i propri risparmi per un periodo di tempo più o meno lungo, ma fisso. Nel dettaglio, il 49,3 per cento delle richieste di conti di deposito interessa un investimento di durata compresa tra i sette mesi e un anno. Guardando all’importo medio per età dei conti deposito emerge che il dato si è attestato intorno ai 42.091 euro per i clienti con più di 55 anni.

Titoli di Stato in negativo

Di recente, la performance dei titoli di Stato è stata più negativa del solito. Da rendimento a fattore di spesa per i risparmiatori? Se nell’ultimo periodo il rendimento ha fatto toccare il minimo storico, qualche settimana fa la situazione si è ulteriormente deteriorata, portando l’indicatore a esser preceduto dal meno. I titoli di Stato, infatti, hanno segnato rendimenti lordi negativi in asta, con un tasso pari a -0,023 per cento per 1,75 miliardi di Ctz biennali collocati dal Tesoro. Solo qualche mese fa, in piena estate, uno studio dell’Università milanese Bocconi aveva evidenziato che strade alternative, come i conti deposito o i conti correnti con linee vincolate, rappresentassero una strada più remunerativa degli investimenti in titoli di Stato. Senza spese, evidenziava lo studio, fatta eccezione per il 26 per cento delle tasse sugli interesse e lo 0,20 per cento sull’intera giacenza a fine anno, queste tipologie di conti consentono di ottenere un rendimento cinque volte più alto dell’inflazione: l’1 per cento netto.

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